Fede e politica – Stato e Chiesa

Le due coppie dell’intestazione non sono omologhe, la seconda essendo solo un caso particolare della prima. Particolare, ma oggi forse il più clamoroso e portatore di scandalo, almeno in Italia.

Le due coppie dell’intestazione non sono omologhe, la seconda essendo solo un caso particolare della prima. Particolare, ma oggi forse il più clamoroso e portatore di scandalo, almeno in Italia.

Uno dei punti di forza del cristianesimo originario, ma già in nuce anche dell’ebraismo, è stato la de-sacralizzazione di ogni realtà: niente “luoghi alti” ma nemmeno teocrazie, distinguendo implicitamente il sacro dal santo. Forse solo il buddhismo, fra le grandi religioni storiche, è altrettanto secolare: ma il buddhismo, almeno a un profano, sembra più un’etica che una religione. Nella sua breve vita Gesù di Nazareth non fa che lottare contro le caste, sacerdotali e politiche; e ne morirà con ignominia. Paradossalmente, ma non tanto, il canto anarchico “Con le budella dell’ultimo prete impiccheremo l’ultimo re” può suonare come una versione ribalda e grandguignolesca di uno spirito evangelico ben altrimenti radicale e profondo. Gesù non fonda chiese (il famoso passo di Mt. 16,18-19 è stato di controversa interpretazione in tutta la storia del cristianesimo, ne sono nati scismi e l’esegesi moderna lo legge in maniera molto diversa da quella tradizionale nella chiesa cattolica); non aveva, diversamente dagli zeloti, ideali teocratici, trascende la sfera politica: il passo di Marco 12,13-17 sul tributo a mio parere non afferma tanto la separazione fra spirituale e temporale quanto soprattutto il superamento della dicotomia in nome della responsabilità personale: quindi anche un invito ai seguaci a non entrare con logica “religiosa” nelle cose temporali (cfr. anche Paolo, Rom. 13,7-8).

Ma dopo Gesù è venuto il cristianesimo e da questo la cristianità, che è tutt’altra cosa, il tormentato connubio della Chiesa coi sistemi politici e istituzionali, anzi: la supremazia dei valori ecclesiastici nell’ organizzazione della vita associata, cioè sulla politica: una storia grandiosa, non leggibile univocamente come si fa di solito con intenti opposti sia da parte secolare sia da parte clericale, da secoli conclusa ma nei suoi aspetti deteriori ancora rimpianta dalla Corte pontificia. Nel regime della cristianità tutti erano cristiani, anche se, come diceva Kierkegaard, nessuno si poneva il problema di diventare cristiano.

Naturalmente tutto ciò, e mi scuso per la approssimativa stringatezza, non significa che il vangelo non abbia da dire nulla sulla vita sociale e politica dei credenti. Al contrario. Tutta la storia di Gesù, e la vita della chiesa primitiva, non sono equivocabili: il primato dell’amore fraterno e della solidarietà coi più deboli, i famosi “ultimi”, la disponibilità al sacrificio, l’esortazione alla povertà, lo stesso ripetuto invito a perdere identità culturale, famigliare e individuale (cfr. Mt. 10,34-39) vanno in una direzione molto precisa, scomoda, ardua, a volte eroica, e certo non identificabile coi valori proclamati dai partiti e dai movimenti solitamente etichettati “a destra”. Eppure la Chiesa come istituzione e molti fedeli, dappertutto, non hanno esitato a sostenere di volta in volta regimi e partiti sedicenti cristiani o cattolici ma con una prassi manifestamente contraria a quella indicata nei vangeli. E non solo nella prassi, che potrebbe anche comprendersi con la nostra tendenza al male, ma anche nelle dichiarazioni di principio. Servendosi della Chiesa come di uno scudo per i propri interessi anticristiani; e viceversa la Chiesa usandoli strumentalmente per difendere privilegi e valori che col vangelo nulla hanno a che fare: per blindare con l’imperio della legge i famigerati “princìpi non negoziabili” è più affidabile un ateo devoto di destra che un cattolico adulto di sinistra. E facendo identificare la Chiesa con uno schieramento politico. Al punto che recentemente, nelle discussioni sulla crisi italiana, autorevoli commentatori, confondendo la moderazione col moderatismo (il compianto Martinazzoli diceva che è come confondere la castità con l’impotenza) e auspicando forse un ritorno al cattolicesimo politico, non hanno esitato a dire che la collocazione naturale di un cattolico è a destra. Ed è così che chi scrive si trova più a suo agio in una cooperativa anarchica che nelle sale di una parrocchia…

Le cause di un simile stravolgimento del messaggio evangelico sono molte, e affondano le loro radici indietro nel tempo, almeno a partire dalla frattura fra il mondo e la Chiesa apertasi con l’epoca moderna e mai realmente superata, a parte l’episodio subito circoscritto del Concilio Vaticano II. La Chiesa, come accennato sopra, non si è mai rassegnata alla fine del regime di cristianità, e con il progredire della secolarizzazione, frutto proprio del cristianesimo, si è sentita assediata. Ma anziché recuperare l’impavida semplicità della testimonianza coltiva la nostalgia del sacro e si rinserra dietro gli spalti della dottrina e del dogma. Il nocciolo della fede cristiana è una storia che ha la potenza di un mito, sono degli eventi che possono avere ancora un significato per noi se sappiamo leggerli come vicenda di una Trascendenza. Perché tutta questa smania di riconquistare il mondo? Perché pretendersi garantiti dal possesso della verità? Come se la fede avesse bisogno di esibizione muscolare, di patti col potere, qualunque esso sia, e non piuttosto di pudore e di riservatezza.

Per la tragedia italiana si riparla di cattolici in politica in quanto cattolici… per i più anziani è uno stornello già cantato ai tempi di Maritain e della distinzione tra in quanto cristiani e da cristiani. Si sperava che almeno questo punto fosse ormai assodato.

Per chi sta sulla soglia l’impressione è che all’interno non ci si renda affatto conto dell’urgenza del momento. La grande cattedrale sta bruciando e si mettono in salvo i santini… Il mondo ha bisogno di fede, di significato e Roma risponde con richiami a un’ ortodossia usurata come un vestito vecchio, col recupero dei lefebvriani, il ritorno al latino, il silenziatore a ogni voce fuori dal coro. Restaurazione invece di credibilità.

E’ uscito un film qualche mese fa, Habemus Papam, di Nanni Moretti. A mio parere un grande film non sulla Chiesa ma sulla situazione del mondo contemporaneo. Lo sgomento di un’umanità che ha bisogno di qualcosa in cui credere, di qualcuno che testimoni i valori che dice di professare, ma nessuno è in grado; il prescelto fugge e cresce in umanità man mano che vive fra la gente comune, e gli altri, rinserrati nel ghetto sacro, giocano interminabili partite di pallavolo, scherzano infantilmente fra di loro. Fino allo sgomento della scena finale: il rifiuto definitivo dell’eletto, la finestra spalancata sulla piazza, un porporato in primo piano, le mani in bocca per l’angoscia e il nero del vuoto dietro di lui.

di Peregrinus